sabato 3 maggio 2008

Donne e motori / gioie e dolori

PROLOGO
Stamattina mi sono svegliato con l’ansia di non aver messo la catena al bolide. Mi sono alzato di scatto, doccia e vestizione in 8 minuti (tempo di valore europeo), discesa verso la strada per controllare che tutto fosse a posto. Lo era. Allora, vista la giornata degna della primavera romana, ho deciso di andare a Pigneto (quartiere popolar-chic, per i non romani) per fare una colazione d’altri tempi allo Yeti, dove si può ordinare un caffè, un fruttone (devono avere qualche ascendente salentino) e si può stazionare al tavolino di legno per strada col sole in faccia. Sembra andare tutto bene. Traccheggio, leggo, mi guardo intorno, sto sanamente per i cazzi miei, decido di pagare ed andare. A questo punto il dramma (sottofondo di Carmina Burana)

SVOLGIMENTO
Lasciamo stare le donne, chè ci sono stati tempi migliori, ma almeno i motori…!
Niente. Dopo la colazione vado per riaccendere il bolide e lui tossisce, scatarra, senza riuscire ad accendersi, cinque giorni dopo avergli cambiato la batteria e a due settimane dalla consegna. Sono costernato, sfiduciato.
Ieri vedevo “Quo vadis baby?” di Gabriele Salvatores, in cui Bebo Storti, che interpreta la parte del Ranzani di turno che ha fatto spiare la moglie e vede delle foto inquivocabili, esclama attonito: “Quand’è che mia moglie è diventata un’estranea?”.
Ecco, io ho cominciato a chiedermi: “quand’è che il bolide si è trasformato in un inequivocabile bidone?
Sic transit gloria mundi

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